LOCALIZAZIONI GIALLE
ovvero: zone gialle letterarie
"La cativa lavandera a' treuva mai la bun'a pera!"
Un'analisi leggera (con critiche bonarie) e scherzosa della provincia in giallo e dei suoi dialetti.
Parte V
Roma
Parto da un libro famoso accettando la tesi, sbagliata che sia un giallo. Ma non lo è e il Dr. Ingravallo non è romano, viene dal Molise (ma ancora Imma Tataranni non c'era, per fortuna sua!).
Nel 1957, dopo undici anni di rielaborazione (vivendo e riscrivendo a Firenze, a Campo di Marte!) esce la versione definitiva di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, ingegnere milanese.
Una fissazione bella e buona, da ingegnere (ho il titolo per poterlo sostenere!) immergersi nella Firenze del dopoguerra per produrre un romanzo ambientato a Roma venticinque anni prima!
Sarebbe follia andare a cercare il dialetto romanesco in quel testo. Non si tratta di Rugantino, ma la prima fu solo cinque anni dopo, nel 1962, peccato!
Il sadismo dei docenti che lo fanno leggere a giovani studenti è da commiserare, insieme alle loro vittime: i ragazzi. Dai giovani è infatti un testo più odiato de I promessi sposi, ma se la battono! Non sanno quei ragazzi ache a me toccò di peggio: Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi, ma ne parleremo più avanti in terra partenopea!
Bisognerebbe avere più rispetto per la complessa ricchezza linguistica e per la tematica sociale dell'opera gaddiana, così visceralmente, ossessivamente, composta e tramata, purtroppo continua a sollecitare tra i critici e gli accademici una pluralità di letture, a diversi livelli, lungo differenti parametri, secondo i più svariati presupposti e pregiudizi. Inutili sforzi per tentare di razionalizzare troppo lucidamente (Gadda non era luco: viveva una tormentata passione!) attraverso nitidi procedimenti di schede (le presuntuose schede dei libri scolastici!) e di referti quel suo intesse e avviluppare la realtà con fantasticate irrisioni e rabbie viscerali manifestanti furie incontenibili.
Giancarlo De Cataldo, col suo Romanzo criminale, pesca "ner torbido" e attraverso il suo linguaggio ci svela la criminalità "de Roma, quella che non perdona!".
Da un interrogatorio di Maurizio Abbatino (detto Crispino) riportato negli atti processuali e consultato dall'autore si apprende: "Negli anni settanta, nella zona dell'Alberone si riunivano varie batterie (bande o gang) di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. I soprannomi: Rospetto, Il secco, i Ciccioni... questi tre, persone particolarmente riconoscibili per la mole corporea, svolgevano più che altro il ruolo di basisti e di ricettatori... Poi c'era Il catena, Massimino e Gigione. Tutti questi affidavano le armi a Il fornaretto , ancora incensurato e che godeva della fiducia di tutti, pure della Polizia! Costui le custodiva all'interno di una roulotte di sua proprietà che teneva parcheggiata al Gianicolo."
Se non è Rugantino questo! Solo che più che dialetto, nel romanzo, si sentono parole del gergo della Banda della Magliana, tristemente famosa.
« È bello ave' 'na donna dentro casa
'Na rondine 'ndifesa
C'hai preso sott'ar tetto
Magari fa la cresta su la spesa...».
Per trovare il vero dialetto romanesco ci tocca, canticchiando, risalire un po' verso nord e andare fino ad Aosta! "Non sarà er Colosseo, ma bucato è!"
Antonio Manzini mette in scena il vicequestore romano DOC Rocco Schiavone ad Aosta, città che non ama (anzi detesta, come detesta la neve). Ma c'è per punizione: meglio non protestare troppo! Per il vicequestore le indagini cominciano subito: in quel paesino di montagna, dove tutti si conoscono e dove tutti sono imparentati c'è un inquietante omicidio sulla neve! A seguirlo nelle indagini c'è l'ispettore Italo Pierron, che in quelle montagne c'è nato: praticamente gli fa da interprete.
Di romanesco se ne sente poco, solo nei pensieri reconditi di Schiavone. Ma arriva da Roma un vecchio amico di Rocco, Sebastiano, che ha da proporgli un affare, un finto sequestro di marijuana, sostanza che abitualmente Rocco consuma. finalmente i dialoghi che cercavamo!
E lo ritroveremo nei successivi romanzi dove Roma è sempre più presente, nei ricordi e nelle azioni di Rocco Schiavone affiancato dai suoi tre infrequentabili (per un poliziotto) amici romani: Sebastiano, Furio e Brizio.
Lo ritroviamo anche in TV: Rocco è infatti interpretato dal bravo Marco Giallini che lo rende simpatico e credibile.
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