In nome della legge (---- ) - 1949
di Pietro Germi
con Massimo Girotti, Jone Salinas, Saro Urzi
Un po' di trama
Sicilia, 1948: Guido Schiavi, un giovane magistrato di Palermo, viene inviato come pretore a Capodarso (che corrisponde nella realtà a Barrafranca, cittadina in provincia di Enna) e, per amore della giustizia e della legalità, si trova costretto a combattere contro varie ingiustizie sociali. Il suo zelo lo porterà a scontrarsi con un notabile, il barone Lo Vasto e contro la mafia, rappresentata dal massaro Turi Passalacqua e dai suoi uomini. Solo contro tutti, appoggiato unicamente da Grifò, il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, e dal giovane amico Paolino (la cui barbara uccisione lo convincerà a rinunciare alle dimissioni appena presentate), condurrà fino alla fine la sua battaglia.
Un western italiano (non all'italiana!)
All'uscita, Pietro
Germi fu criticato "per cedimento alle perverse leggi dello spettacolo!"
e il film fu definito un tentativo di importare il western in Trinacria! Come reazione
dei distributori le locandine (vedi sopra) furono aggiustate. Oltre alle
critiche per il cedimento alle "convenzioni dello spettacolo
cinematografico", ci fu, invece, chi definì il film "... il più giusto, il più
organizzato di questi anni... non avendo
mai permesso che l'inchiesta, la
questione morale e il reportage, prevalessero sul racconto." Osservazione quanto mai sballata, si ricordino "Le mani sulla città" o "Il bandito Giuliano" dopo il neorealismo era un modo di far cinema.Modo che trovò il suo apice con "La battaglia di Algeri"!
In particolare da parte dei fissati col western, si sottolinearono
"i punti di contatto" del film con il western. In effetti l'arrivo nella desolata
stazione ha chiari riferimenti, nel prima e nel dopo (Vedi S. Leone: C'era una volta il West). Ci fu chi
osò individuare in Sfida infernale di John Ford "il riferimento più probabile
del genere originario: nella recitazione di Girotti (che sembra proprio rifare
Henry Fonda negli sguardi fissi e muti, quasi ipnotici, con i quali sfida i
suoi nemici nel bar tabacchi) e nell'uso scenografico di una comunità e del suo
villaggio, isolati dalla natura e dal deserto. Ma l'OK Corral dov'è?
Al di là delle lodi poco centrate e dei biasimi ingiustificati (ancora il termine "noir" non s'era affermato in Italia), un bel film noir, avanti coi tempi, ottimamente diretto, ben recitato e con fotografia in "scuro chiaro" abbacinante, eccellente!
Voto ****/5
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