sabato 22 gennaio 2022

Dizionoirio (XVI)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio


Parte XVI

 N

Nome della rosa (Il)

Era il 1980 e dato che avevo già letto tutto Eco lo ordinai prima ancora che uscisse in libreria. Erano quasi dieci anni che non leggevo gialli: mi fulminò! Rimasi molto affascinato, ma anche perplesso. Che cosa era?


L'opera del massimo erudito presente nel panorama italiano? Certo. Eco, piemontese nato nel 1932 e poi trasferitosi "anema e core" a Bologna era un grande (riconosciuto nell'universo modo) semiologo. Mi aveva divertito con Apocalittici e integrati e col Diario minimo, poco tempo prima interessato con Lector in fabula, in cui esponeva, col suo consueto affabulare brillante, la sua teoria sulla interpretazione delle opere: "Il lettore non è mai (non può esserlo) passivo, ma collabora all'interpretazione di un romanzo".

 


 Il nome della rosa, la trama gialla un espediente, era un romanzo colto, molto colto, con cui veicolare concetti e ideologie non del tutto passate. Ma, anche se allora non me ne resi conto, era soprattutto un romanzo storico. Da ignorante (come ho detto non leggevo gialli da tempo) pensai fosse un'opera di avanguardia, non sapevo di Aristotele detective della maestra (in senso elementare) Margareth Doody. In realtà, ma lo capii dopo, funzionò da amplificatore.

Romanzo storico, ma anche romanzo d'avventura. Sia perché all'ultimo piano dell'Abbazia si trova "la biblioteca", quella di Babele: "L'unica luce che la cristianità possa opporre alle trentasei biblioteche di Bagdad"!

 


 

Sia perché è la scena del crimine! Inoltre romanzo giallo: Guglielmo da Baskerville è un antesignano Sherlock Holmes

 


Purtroppo Adso da Melk non è un adeguato Dr Watson.

Tempo dopo, ancora innamorato di frate Guglielmo,  lessi Aristotele detective e il grande filososo (per cui nel romanzo di eco si uccideva) mi sembrò un uomo piccolo, piccolo!

 

Non si apre quella porta

C'è un cadavere di un uomo assassinato dentro una stanza chiusa a chiave dall'interno. Delitto impossibile? No, basta che se ne occupi il detective giusto! Siamo nel genere del delitto della camera chiusa. Il fulcro di questo sotto-genere (lo diventò alla fine del 1800) non è quello classico del poliziesco, cioè scoprire il responsabile, bensì scoprire come il crimine sia stato commesso.


Invariabilmente (è il canone) la prima impressione degli investigatori coinvolti nell'indagine è che il criminale sia svanito nel nulla. Il bisogno di una spiegazione razionale per il crimine è ciò che spinge il protagonista a guardare oltre le apparenze e a risolvere il puzzle: al protagonista della storia sono normalmente presentati l'enigma e tutti gli indizi e il lettore stesso è incoraggiato (a volte sono state poste domande sul testo!) a risolvere il mistero prima che la soluzione sia rivelata in un epilogo plateale. Nella sua essenza l'enigma consiste nel fatto che un delitto di qualsiasi genere, non necessariamente un omicidio, sia avvenuto all'interno di una stanza chiusa ermeticamente e nelle varianti più complesse anche guardata a vista da una o più persone degne di fiducia. Non sono da considerarsi veri e propri enigmi della camera chiusa quelli la cui soluzione si basa su passaggi segreti. ci mancherebbe!

 


Diabolik ovviamente è voluto, a suo tempo, stare alla moda!

 

Nordico (Giallo)

Confesso che ho il dente avvelenato nei confronti del giallo scandinavo e più in generale di quello nordico, anche la Finlandia e l'Islanda danno un pessimo contributo alla causa!

Non ritiro la mano che ha lanciato il sasso: sono pronto a tirarne altri! Confesso che questi autori mi rattristano, mi rendono inquieto, mi fanno venire la voglia di tirar loro una bella pietra aguzza!

 


Leggere venti pagine (di più sarebbe istigazione al suicidio) di Jo Nesbø mi ha fatto  venire la voglia di morire "che mondo di cacca è questo?". Schema: il detective è depresso, alcolista, divorziato e in conflitto con la figlia post adolescente. Tutti eguali!

 


No, c'è la Camilla Läckberg che pensa di eccitare il lettore con squallide descrizioni di biancheria intima! Penosa.

Insomma, gente, per quasi venti anni siamo stati invasi, con bombardamento marketing preventivo, con cognomi di autorucoli che terminavano in ø, ä, sson, ssen, berg... Una caccia all'autore nordico, come quando si aprì per il calcio il mercato africano!

Siamo realisti: trame condotte dal pilota automatico e che vanno a velocità di crociera (da rompighiaccio), epiloghi scontati, personaggi frustrati, depressi, disillusi e complessati... sarà la mancanza di luce?

Ma anche le motivazioni di contesto, tanto necessarie al noir, erano di questo tipo: "Il degrado stava progredendo nel centro della città, così come gli altri delitti. Uno strano progresso. La criminalità, organizzata o meno, era in forte crescita!" Affermazioni illuminanti. Basta così.

 

(Parte XVI - segue)

(Ritorno alla Parte XV)

 

 

 

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