Dall'A alla Z
miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir
ovvero il mio Dizionoirio
Parte X XI
Scerbanenco Giorgio
Dicon che non era un bell'uomo (neanche di profilo!) e non veniva dal mare..., ma sembra che fosse pieno di fascino. C'è da crederci, anche perché la sua vita è stata assai variegata.
Giorgio Scerbanenco (ripulito della "k" finale) era nato a Kiev nel 1911 nell'allora Russia Imperiale da padre ucraino, che era venuto in Italia per studi, e madre italiana. All'età di sei mesi si trasferì in Italia, dapprima a Roma, poi a 16 anni a Milano, al seguito della madre. Il padre, professore di Latino e Greco, fu ucciso durante la rivoluzione russa; la madre morì pochi anni più tardi. Costretto, per motivi economici, ad abbandonare gli studi (non completò nemmeno le elementari) mantenne una gran passione per la scrittura. Lo stesso Giorgio racconta che la madre "all'ospedale era molto felice che io scrivessi, non doveva avere alcun senso pratico e non si preoccupava che io non avessi in mano nessun mestiere". Nonostante ciò, Scerbanenco praticò molti mestieri, dall'operaio al conduttore di ambulanze, prima di arrivare al mondo dell'editoria. Quando ci arrivò non si limitò ad un solo genere e a una sola attività. Poliedrico e curioso fece di tutto.
Tre i periodi salienti della sua scrittura, ma visto che da molti è chiamato Re del giallo italiano, del suo regno.
Re Giorgio I - I Gialli americani
Re Giorgio II - I Romanzi rosa
Re Giorgio III - Il Noir alla milanese
Gialli americani
Nel giugno del 1940 l’Italia entra in guerra. L’editoria del genere “giallo” (Mondadori li aveva già colorati così) non ne trarrà benefici, ma danni, rovine, come tutto il paese.
Numerosi gli autori italiani, quasi tutti però (ligi alle indicazioni del MinCulPop, ministero della cultura popolare) con ambientazioni straniere o addirittura esotiche.
Proprio nel 1940 Arnoldo Mondadori creò il periodico Supergiallo. Sul n.8 (ancora 1940) esordisce uno, allora sconosciuto, ucraino italianizzato di anni 29: Giorgio Scerbanenco.
È in buna compagnia: c'è anche zia Agatha! Il suo primo romanzo giallo, fu un esordio folgorante: "Un famoso attore riceve quotidianamente minacciosi messaggi con la data, il luogo e l’ora della sua morte. Il caso è affidato al riflessivo Arthur Jelling (anche lui, ovvio, all'esordio), archivista della polizia di Boston (USA) e investigatore sui generis".
Gialli a (sofisticati) enigmi scritti da uno padrone dei mezzi narrativi. La critica lo esalta: "Sei giorni di preavviso, un romanzo che “mostra freschezza di fantasia, vivacità di stile, scaltrezza d’ingegno”. Con questa accoglienza inizia il lungo regno di Giorgio I, Re del giallo, che non aspirava al trono, ma che lo accettò volentieri.
Ma chi è Arthur Jelling?
Un semplice archivista abituato a sbrigare pratiche, ma molto analitico. Jelling tratta il delitto come una pratica d'archivio. Razionale, logico ma un po' freddino! Alla lunga verrà a noia anche al suo autore.
Il 1941 è l’anno del doppio colpo di Re Giorgio. Esce dapprima su I Libri Gialli con La bambola cieca.
L’ambientazione è ancora “bostoniana”: c'è ancora Arthur Jelling. L'indagine lo porta a contatto con il complesso ambiente dell'aristocrazia di Boston e l'inquietante clinica Linden...
Nel ’43 esce Lo scandalo dell’osservatorio astronomico poi con l’8 settembre le collane di gialli, Mondadori e tutte le altre, vengono tutte chiuse.
I Romanzi rosa
Con l'8 settembre del 1943 inizia per Scerbanenco, un altro periodo drammatico della sua vita movimentata. Fugge in Svizzera: in valigia ha il manoscritto di un romanzo mai pubblicato. Alloggia in un campo profughi e, infine, ospitalità in casa amica dove si era rifugiato. Riprende (già, prima dei cinque gialli, ne aveva scritti tre o quattro) una lunga produzione di romanzi "rosa". Una quarantina per la gioia dei signore e fanciulle.
Giorgio sceglie la via più facile, eppure ... nel 1944 esce a Roma, città libera e non più “aperta”, il film Il cappello da prete. E' fedelmente adattato dal romanzo di De Marchi: un segnale che il giallo sta per tornare, ma Re Giorgio II, ormai "dominus" in un altro regno, non lo raccoglie. Forse ha capito che sta per arrivare l'onda lunga dei "noir" americani!
Con la nascita della Repubblica, anche Re Giorgio I ha abdicato. Scerbanenco, l'ucraino-milanese a cui tutti i giallisti devono qualcosa, ha deciso di darsi al rosa. Non rimanere soli è del giugno 1945 edito da BALDASSARRE GNOCCHI EDITORE IN MILANO. La vita continua.
La copertina che vedete sotto è invece di molti anni dopo e il titolo è, credo, autoironico. Forse era già stufo.
C'è da crederci. La Rizzoli l'aveva subito apprezzato e pubblicava titoli un po' imbarazzanti. Ma Re Giorgio II (che s'ha da fa' pe' campa'!) accettò anche importanti incarichi editoriali nei periodici della Rizzoli.
Il Noir alla milanese
Ci vorrà quasi un quarto di secolo per tornare sul trono in un regno più dignitoso: si arriva così al 1966
È considerato l’anno di svolta nella storia del giallo italiano, non quello dell'inversione a "U" di Scerbanenco.
Lo sopravvalutano: "Grazie a Scerbanenco il genere è diventato maturo". Attratti da Milano falsamente considerata metropoli, non si considera il cuore nero della provincia.
Ci si dimentica di altre folgoranti pubblicazioni ben più importanti sotto il profilo letterario. Sarebbe bastato guardarsi intorno nella Sicilia. Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta era del 1961) scrive il capolavoro: A ciascuno il suo. Un meraviglioso e ambiguo noir, asciutto e viscido, stringente e rarefatto, buio e accecante, profondamente amaro.
Il romanzo di Sciascia ottiene subito un grande successo, influenzerà per molti anni a venire gli autori di gialli, sia italiani che stranieri, perché non considerarlo?
Così van le cose. Il ’66 resta come l’anno del ritorno al trono del giallo di Re Giorgio III, si vede che le cannoniere degli editori milanesi tuonavano più forte.
Venere privata è il titolo con cui Giorgio Scerbanenco torna al genere giallo dopo anni di romanzi rosa.
È il primo romanzo del ciclo di Duca Lamberti (medico milanese radiato dall’ordine).
Viene così disegnata la figura di un acuto medico radiato dall'ordine e condannato a tre anni di carcere che ritorna alla vita quotidiana e l'affronta con uno spirito disincantato, ma non corrotto.
Erano tempi in cui non era raro trovare ragazze morte sulla spiaggia: nel 1953 e durò molti, molti anni, il caso Montesi. Quotidiani e settimanali (soprattutto femminile, titolarono per quasi dieci anni. Lui erà lì!). Anche nel romanzo un cadavere di ragazza è trovato in campagna.
L'autore, dopo che ha trascorso un quarto di secolo nelle redazioni, vuol dare un taglio giornalistico, ma poi diventa un poliziesco molto scuro.
Il grande successo arriva a Giorgio Scerbanenco proprio con Duca. Lo deve anche al fatto che i romanzi sono ambientati a Milano in quegli anni considerata capitale economica. Maledetto marketing, niente fu più disposto alla prostituzione! Sì, Scerbanenco viene chiamato "il Simenon dei navigli"! Avete sentito parlare del "cavolo a merenda"? Uguale, non c'entra un piffero!
Signori riflettete: prima di lui Sciascia, dopo di lui Fruttero&Lucentini: il giallo italiano esisteva ed esiste!
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