I trucchi del mestiere
Come
imparare le tecniche base per poter diventare scrittori di gialli, noir
e thriller. Una cassetta degli attrezzi indispensabili per affrontare
la sfida.
Revisione del corso qui proposto nel 2019
Ventunesima lezione
Ed ora è tempo che si parli del tempo... Sì, ma quale tempo? Nei romanzi, quando sono gialli ci sono due tipi di tempo. Trascurando quello meteo (ma può essere importante : "Era una notte buia e tempestosa...) ci sono il tempo della narrazione e il tempo dell'azione, quello che occorre a fare le cose: spostarsi da un luogo all'altro, ad esempio. Il tempo è infatti importante per ogni alibi...
Il tempo
Una storia
si dipana nel tempo; il tempo del racconto raramente è quello della storia. L’Odissea
dura dieci anni, ma si legge in una quindicina d’ore. Una tragedia greca dura circa
tre ore di tempo sincrono. Mezzogiorno di fuoco (Capolavoro del genere western) un’ora e
venticinque minuti, sempre sincroni.
I tempi dell’azione
Un romanzo giallo non dovrebbe superare le 425 pagine (i Gialli Mondadori sono quasi tutti tagliati!), per leggerlo occorrono
circa nove ore, ma quanto è lungo il tempo della storia?
Dico questo per far
capire che nello scrivere l’autore può dover dilatare il tempo per generare
suspense, oppure stringere il ritmo per ottenere effetto thriller!
La
descrizione di un non luogo è un modo per dilatare i tempi, quella di un luogo reale,
una città ad esempio, se fatta con sintesi li accorcia. E’ un meccanismo che si
mette in azione nella testa del lettore. I particolari del non luogo (spesso archetipo:
foresta, spiaggia, periferia, …) lo straniano, la sintesi della città (magari conosciuta)
si scontra con il modello di città della sua mente: ridondante e caotico. Questo
gli da ansia.
I tempi della narrazione
Scegliere il presente è molto rischioso, è un virtuosismo stilistico (molto seducente per gli esordienti) che
può far cadere in malo modo. Se riesce è però da applauso. Siate solo
consapevoli dei vostri limiti.
Presente: da usare con parsimonia per creare,
in brani brevi, effetti di straniamento, sospensione o
suspense, ma solo quando si narra in prima persona. In terza può suonare
ridicolo o artificioso. Si faccia molta attenzione al salto temporale, dal
passato al presente e ritorno, le trappole possono essere molto infide e
nascoste.
La scelta tra passato e passato remoto non è solo stilistica. Il tempo crea un legame tra
narratore e lettore. Col passato (lo
colpì – lo colpii) di fatto si suggerisce: “Ascolta e
pazienta fino in fondo, poi giudicherai.” E’ un discorso chiuso. Col passato
prossimo (lo aveva colpito – lo avevo colpito) resta una sottile possibilità: il discorso dà
l’impressione d’essere ancora aperto, soprattutto se si narra in prima persona.
Credo che con questa seconda modalità temporale si carichi di più il meccanismo
della suspense, meglio ancora, come vedremo dopo, se si usa il passato prossimo...
Passato: più congeniale al racconto sequenziale, dove la storia
fila liscia e diritta.
Ma si può tornare indietro usando l’analessi o flashback: in questo caso il passato
prossimo è più efficace a generare suspense: pur passato, della scena, conserva
ancora un eco, un odore, un sospiro …
Il film La fiamma del peccato di Billy Wilder
è l’esempio
più famoso: tutto il racconto è in flashback. Walter
Neff, il protagonista narratore, ferito gravemente, lo registra sul dittafono.
Non è cosa da poco: lo sceneggiatore è Raymond Chandler e il regista Billy Wilder: volete proprio competere con loro?
«Io ho
ucciso per denaro ... e per una donna … E non ho avuto i soldi... e non ho
avuto la donna».
Passato prossimo: più adatto nel caso di flashback. Come si può capire dalla citazione sopra. Infatti lascia aperta (solo uno spiraglio, ma aperta) la questione. In altre parole lascia accesa la fiammella della suspense! (Se no, non sarebbe La fiamma del peccato!). Nella prossima lezione esamineremo il tempo dell'azione.





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