I trucchi del mestiere
Come
imparare le tecniche base per poter diventare scrittori di gialli, noir
e thriller. Una cassetta degli attrezzi indispensabili per affrontare
la sfida.
Revisione del corso qui proposto nel 2019
(Settima lezione)
Una pausa di vostro lavoro attivo.
Esercitazione
02 – per lettori ligi al dovere
Prendiamo, col dovuto rispetto,
un incipit bellissimo, ma non famoso (ingiustamente). Si tratta della prima pagina (o giù di lì) de Il cappello del prete di Emilio De Marchi. Non lo avete, era tra quelli "raccomandati"... non importa vi fornisco io il necessario. Leggetelo
“assaporando” lentamente le parole (sottolineate quelle che vi paiono a voi poco note) e poi, con attenzione,
rileggetelo a piccoli bocconi.
« Il Barone
Carlo Coriolano di Santafusca non credeva in Dio e meno ancora credeva nel
diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella
iettatura.
A vent'anni voleva
farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor
Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica
ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si
innamorò delle dottrine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa
curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile
fascinatore.
Per qualche anno il
barone, detto «u barone», lesse dei libri e prese la scienza sul serio: ma non
sarebbe stato lui, se avesse per amore della scienza rinunciato alle belle
donne, al giuoco, al buon vino del Vesuvio, e ai cari amici. Il libertino prese
la mano sul frate e sul nichilista, e dalla fusione di questi tre uomini uscì
«u barone» unico nel suo genere, gran giuocatore, gran fumatore, gran
bestemmiatore in faccia all'eterno. Nulla, e nello stesso tempo amabile
camerata, idolo delle donne, coraggioso come un negro, e a certe lune
fantastico come un bramino.
Noi qui parliamo del
barone della sua prima maniera quando non aveva più di trent'anni. Napoli
allora era tutta una festa garibaldina, bianca, rossa e verde. Le donne
abbracciavano i bei soldati nella via e alzavano i bambini sulle braccia,
perché Garibaldi li battezzasse nel nome santo d'Italia. Innanzi al ritratto
dell'eroe si accendevano i lumi e si appendevano corone di fiori, come davanti
a San Gennaro e alla Madonna Santissima.
Santafusca prese una
parte breve e brillante nelle ultime scaramucce di quel tempo e fu anche ferito
alla fronte. Gliene rimase una cicatrice sopra il ciglio..., ma i bei tempi
erano passati.
Oggi l'uomo aveva
quarantacinque anni, una gran barba nera, un volto abbruciato dal sole e dai
liquori, una gran voglia di godere la vita e una miseria profonda.
Non godeva pìù credito
né presso gli amici, né presso i parenti, ch'egli aveva disgustati colla sua
vita dissipata e colla sua bestiale empietà…. »
Ora fate un elenco delle parole da voi sottolineate e andate a consultare un buon dizionario ( Zingarelli o Devoto-Oli, ad esempio). Poi riflettete:
In una sola pagina vengono descritti il contesto e il colpevole
(C).
Secondo la critica più accreditata ci sono due possibilità di classificare lo stile utilizzato: gc+III e n+III (*). Per
voi qual è quello più calzante? Se l'incipit vi ha fatto venire la voglia potete
leggerlo: vi darà grandi soddisfazioni. In figure qualche immagine dallo
sceneggiato RAI degli anni '60 (Quando la Rai non ballava con le stelle!).
(*) giallo classico in terza persona e noir in terza persona.
Se, dopo questa riflessione, non avete ancora desistito dai vostri propositi si può procedere.
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