lunedì 27 febbraio 2023

Nuovo Dizionoirio (I)

 

Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio


Parte I

Qualche tempo fa, prima della pandemia, scoprii di avere, in un  cassetto dello studio, una serie di appunti ammucchiati in fretta per anni. Trascurati, disordinati, molto confusionari e pure sparpagliati per aver cercato dentro il cassetto, a volte, un lapis appuntato: merce rara nel mio studiolo dove i lapis fannoa gara a  spuntarsi. 

oppresso da un fastidiso senso di colpa, per emendarmi, li pubblicai qui in ordine alfabetico: un primo faticoso "atto dovuto" all'ordine... poi, ora, per trovare l'illuminazione, cerco con dedizione monacale, di integrarli e aggiornalrli... poi, poi, poi... si vedrà!

A

Ackroyd Roger

 

C'è sempre una prima volta! Ricordo che, passando dal Corriere dei Piccoli ai gialli, sia stato il primo romanzo giallo che abbia letto. Mi infervorò. Una scoperta che mitigava l'abbandono del Signor Bonaventura di STO (Qui comincia la sventura...). Già il passaggio dall'infanzia all'adolescenza è traumatico, ma se  l'illuminazione ti coglie a dodici o tredici anni è una rovina, ti segna (come potete costatare leggendo queste note) per la vita!


Si intitolava "Dalle nove alle dieci" e l'avevo trovato in una busta a sorpresa al prezzo di 25 lire. Non era solo, aveva per compagnia  due albi con Dick Fulmine (che sempre di "gialli" parlava!) ed un l'Avventuroso (della gloriosa Nerbini)! 

Dubbioso, lo affrontai per ultimo, Dick mi attirava di più! Come quasi tutti i gialli di zia Agatha (la chiamo così, con tanto affetto, perché l'ho conosciuta da ex bimbo!) era un romanzo a enigma (ma l'ho saputo molto dopo). Mentre mio padre si sfidava con il "cruciverbone" di Bartezzaghi sulla Settimana Enigmistica, io, seduto sotto la sdraia, giocavo con un mistero della zia inglese. Non sapevo, a quel tempo, delle regole formalizzate da S.S. Van Dine per cui non mi accorsi delle sciagurate trasgressioni della Christie, anzi, rimasto affascinato, me ne beai... oggi, visto che pure Raymond Chandler (The Big... e basta!) le ha ribadite, inorridisco, con affetto, ma orripilato!

 


Allo stesso modo non perdono a Hercule Poirot (il più colpevole di tutti: "ma chi crede d'essere, quell'emigrato, con quell'espressione candida e furbetta?") d'essersi sottomesso a tante bassezze. Philip Marlowe, che era un Cavaliere immacolato votato alla ricerca del Sacro Graal, non l'avrebbe fatto, ma neanche pensato!

Non parlerò del romanzo, tanto lodato, lo lascio tutto a voi!

 

Agatha Christie

 

La metto alla lettera A, anziché alla C, perché per me è la cara zia Agatha! Sì, sono affezionato ad Agatha Christie come a una vecchia zia che, quando la vai a trovare, ti offre la zuppa inglese con tanto alchermes che sgocciola sul piattino: poi lo puoi leccare! Io in quel di Milano Marittima, quando l'ho conosciuta ero quasi un bimbo, ma leccavo un Mottarello, il famoso, allora, gelato a stecco! 

Nonostante l'affetto che le porto non posso parlarne bene, almeno non del tutto. Se non ci fosse Miss Jane Marple (un mio amore segreto: sì lo ammetto, tra i vari mieri difetti:  sono anche un gerontofilo!) ne parlerei parecchio male. Ma si tratta soprattutto, e solo, della Marple di Margaret Rutherford e dei suoi cappellini improponibili come quelli della Regina!

 


La scrittura della Christie è tratta con inchiostro di seppia mescolato ad azoto liquido, fredda come un iceberg e il lettore, pur coinvolto a risolvere i suoi rebus, non prova mai autentiche emozioni! Solo puro onanismo intellettuale!

 


Leggendo i suoi romanzi provo anch'io, se piove e il caminetto è acceso, due piccoli piaceri intellettuali. Ammirare l'astuzia diabolica delle sue trame e gareggiare con la sagacia dell'investigatore (per scoprire dove “lei” bara: Poirot è sedicente innocente e pure impunito: inattaccabile, quel burattino coi baffi!). Non provo, per quanto mi possa sforzare, nessuna emozione. Meno male che c'è la Rutherford che ci fa divertire non prendendo sul serio né il personaggio, né zia Agatha! 


Per concludere è bene che vi dica, non per sincerità ma per cattiveria, che considero Dieci Piccoli indiani un'orribile "sega mentale" utilizzata poi in tutte le salse!

(Il ragionier Fantozzi, col suo urlo liberatorio sulla famosa corazzata, è dalla mia parte!) Inoltre, frutto dei tempi, zia Agatha, ahimè, si dimostra imperilista, puritana, razzista, colonialista e anche (pur essendo donna) misogina! La Regina Vittoria l'avrebbe elevata in alto rango!

Ma siccome stiamo parlando di monumenti, di reperti archeologici, di pietre miliari di questo genere letterario, vale la pena, ogni tanto, di fare una visita al museo: cioè rileggere qualche pagina!

 

Ambler Eric

 


Gran parte della critica (facilona, superficiale o semplicemente markettara (prezzolata?))  ha tramandato ai posteri Eric Ambler come "il fondatore del romanzo di spionaggio moderno"! Graham Grene e John Le Carré (si erano messi d'accordo) si sono dichiarati (con ironia corrosiva tutta inglese) che in fondo era il loro modello, "dato che tutti a lui si ispirano"! 

 

 

Solo gli allocchi l'anno presa come un'affermazione seria! Ian Fleming (che la spia l'aveva fatta davvero), poi, non la prese bene, erano otto anni che mandava in giro per il mondo 007 e nessuno se ne ricordava? La Istanbul di Dalla Russia con amore, non ha certo nulla da invidiare a quella di Topkapi! (non fosse, per altro, per la Cisterna, col periscopio che spia l'ambasciata russa!

 



Dopo aver letto Topkapi con molto divertimento (ero un ragazzo), mi fiondai a vedere il film omonimo che invece, nonostante Ustinov, molto mi deluse, perché troppo focalizzato sul rocambolesco furto, poi copiato da una delle Pantera Rosa!



Detto questo, resta il fatto che Ambler è un ottimo scrittore di trame avvincenti, ma credo che non sarebbe stato capace di scrivere La spia che viene dal freddo né de Il console onorario! Va aggiunto che né Green, né Le Carrè sarebbero stati capaci della sua graffiante e sottile ironia!

(Parte I - segue)

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