domenica 5 marzo 2023

Nuovo Dizionoirio (VII)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio


Parte VII


Bogart Humphrey

 

L’attore che ha portato ad alte vette il genere noir. È anche da considerare il simbolo stesso del Noir. Ma non era solo eccelso nel noir! Cerchiamo di capire.

Notizie  essenziali sulla sua filmografia

Dopo 13 anni di onorata carriera con personaggi di contorno e secondari: una ventina di pellicole con parti marginali (gangster cattivelli, armati anche di un sorriso sardonico e antipatico), la vera occasione gli giunse nel 1941 con Una pallottola per Roy, per la regia di Raul Walsh.

Pur interpretando l'ennesimo gangster, Bogart conferì al suo ruolo la caratterizzazione eroica del perdente consapevole e ne mise in evidenza valori positivi quali il coraggio, la generosità e quel codice d'onore che sarà una delle costanti di molti personaggi (Sam Spade a parte) da lui interpretati in seguito.


Il ruolo di Roy Earle, rifiutato da tutti gli attori di punta della Warner, cambiò il corso della carriera di Bogart e lo rivelò alla critica e al pubblico come una stella di prima grandezza.

Più tardi, dopo tre grandi successi, girando Il tesoro della Sierra madre nacque un rapporto di stima e amicizia con John Huston. Il regista (uno tosto anche lui) riconosceva a Bogart la perseveranza, la tenacia, l'impegno e la serietà nel lavoro: «Humphrey non ha preso mai sul serio se stesso, ma il suo lavoro sì». Tra i due si sviluppò un sodalizio non solo professionale, ma anche umano: entrambi avevano la passione per l'alcool e per il mare. Bogart acquistò   uno yacht di quindici metri e, per almeno trenta week-end l'anno, continuerà per tutta la vita ad andare in barca. Come ex-marinaio era pratico di navigazione ed era rispettato da tutta la gente di mare, soprattutto da chi conosceva e trattava con sufficienza i divi di Hollywood che, una volta arricchiti, si improvvisavano "lupi di mare".

Torniamo a John Huston e torniamo un po’ indietro. Del 1941 è il film che impose definitivamente Bogart come grande protagonista: Il mistero del falco, che vide esordire alla regia proprio il suo amico John Huston. Fedele al romanzo di Dashiell Hammett da cui era tratto, il film si rivelò un capolavoro del genere noir e il personaggio di Sam Spade contribuì a fissare definitivamente la figura di Bogart nell'immaginario collettivo.

 


Trench chiaro (il trench meriterà un discorso a parte), cappello floscio a larghe tese, sigaretta all'angolo della bocca (o tenuta tra due dita con non chalance), volto corrucciato e l'inconfondibile sorriso a denti stretti, reso singolare dalla cicatrice sul labbro. A seguire una splendida carriera

Alcune cover (giallo-noir) per non dimenticare

 

1941-Una grande recitazione di Bogart

 

 

1941-L'indimenticabile Sam Spade.

 

 


1946-E Siamo a Philip Marlowe, il detective forse più famoso di Poirot! Si consolida il rapporto con la Bacall.

 

 

 

1947- Ormai è talmente famoso che può permettersi di non farsi vedere o nascondersi sotto una benda per tutta la prima metà del film!

 

 

Briscola

 

La briscola in cinque è un romanzo di Marco Marvaldi pubblicato dalla Sellerio nel 2007.


 

Come giallo è un po’ leggero, ma ha tutte le caratteristiche del giallo "soft boiled", almeno secondo i miei canoni stilistici, ma l’autore quando glielo dissi, si voltò dall’altra parte sdegnato!  

Nell'autunno 2006, contestualmente alla pubblicazione dei miei primi due gialli, io affissi sui muri virtuali della rete il Manifesto del soft boiled, il giallo ironico e leggero, con personaggi di basso profilo sociale, ma dotati di moralità, anche se, pur essa, soft. Oggi i media li definirebbero “resilienti”!

Fu un piacere, allora, scoprire che c'era un giovane autore così brillante che (anche se inconsapevolmente) lo adottava. Marvaldi pubblicò questo libro nel 2007, e io l'ho conosciuto (molto di straforo) solo a gennaio del 2009 quando ritirò il premio ex equo di miglior scrittore toscano del 2008. Erano solo otto mesi che avevo avviato la gestione del mio blog "soft boiled". Impossibile qualsiasi influenza o contaminazione: il suo stile soft era auto generativo (se vogliamo scordarci de il Vernacoliere!) Questo mi fece molto piacere perché trovare in un giovane così bravo le stesse mie idee era confortante. Il tempo poi le ha consolidate e ora mi sembrano meno strampalate ed anche meno retrò... a lui però non piacque questa identificazione!



La briscola in cinque, giocata e commentata dagli arzilli vecchietti, avventori del Bar lume (meno male che non si chiama Bar atro o Bar A né, all’inglese, Bar bone!) è una focaccia calda con la mortadella, gustata con un gotto (meglio due) di Chianti: un mix di ironia, sensibilità psicologica, battute acide, che scorticano la pelle, leggerezza e divertimento. Niente sesso e niente violenza. Ma col tempo la mortadella, come del resto il salame e la finocchiona, si ossida e sa di rancido.

 


Ma al Bar Lume non si serve mortadella e "niente cappuccino!" dopo una cert'ora del mattino! Questa una regola di Massimo, il barrista!

Tutti gli ingredienti del soft. Leggetelo con attenzione: è da gustare come una colazione tardiva in pineta o, per quelli che soffrono d'acidità, come un sorbetto al limone dopo cena. Nel romanzo successivo, il sequel Il gioco delle tre carte, non s’è confermato: troppa fretta, mi sembra.

A questo punto, pensai, prima che pubblichi il terzo (si parla di biliardo: speriamo bene!) e si rovini del tutto non mi resta che offrire a Marvaldi la segreteria ad honorem del Club Soft Boiled ...

Una buona intenzione per fargli assumere una responsabilità verso i lettori. Non ci sono riuscito e quanto alla responsabilità verso i lettori: è restato un impunito!


Di peggio è successo dopo, con la fiction TV, dopo l’uscita di scena di Monni il Malvaldi, trascinato dalle divagazioni gigionesche di Filippo Timi, ha sbracato del tutto.

 


Così dell’utopistico Club Soft Boiled (sopta il marchio - logo) io ne sono il presidente e anche l'unico socio. E' infatti molto esclusivo: gli dispiacerà, al Marco, di starne fuori... almeno lo spero.

 

(Parte VII - Segue)

(Ritorna alla parte VI)

 

 

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