lunedì 3 aprile 2023

ALFRED HITCHCOCK:

 “ZIO ALFRED”  

LA PITTURA

 

Un sottile filo conduttore ha collegato l’opera di Alfred Hitchcock al Surrealismo,   rapporto che  non si esaurì nelle citazioni, ma in un legame ben più profondo, che trovava la sua ragione d’essere nell’attenzione che “Lui” riservava ai territori dell’ignoto e del fantastico.

Per questo e altri motivi nel 1945 egli ingaggiò Salvador Dalì per realizzare le scenografie della scena del sogno in Io ti salverò.

 


La pellicola racconta la storia di una psichiatra, interpretata da Ingrid Bergman, che si innamora del suo nuovo capo, l’affascinante Gregory Peck. Una storia semplice, quasi scontata, se non fosse per il fatto che l’uomo soffre di amnesie e potrebbe aver commesso un omicidio.

 


La sequenza ideata da Dalì è fondamentale nel tentare di portare a galla i ricordi rimossi dell’uomo. “Non riesco a ricordare in che razza di posto mi trovavo …”, con queste parole comincia la discesa del protagonista nei recessi della sua psiche. Ed ecco che dalla poltrona nella quale era sprofondato, Peck è improvvisamente catapultato in una grande rappresentazione onirica: occhi che fluttuano trasformandosi, pian piano, in lunghe tende stracciate da immense forbici maneggiate da un uomo, una mano di blackjack giocata da persone senza volto, e ancora il protagonista che entra letteralmente in un quadro del pittore.

La scena, di soli tre minuti (Dalì in effetti aveva realizzato circa venti minuti di meraviglie, che dovettero essere ridimensionate per lo scarso budget a disposizione), divenne un cult, offrendo una delle rappresentazioni più affascinanti di sempre del mondo del sogno.

Nonostante il successo di critica e pubblico, Salvador Dalì (pur non potendosi definire deluso) parlò sempre molto poco di questa impresa, arrivando a commentare in un’intervista successiva all’uscita del film: “un bel lavoro, in cui le parti migliori sono state tagliate“, alludendo naturalmente al suo contributo.

Prendo in giro la gente, perché alla gente piace essere presa in giro.” (Alfred Hitchcock)

ALFRED HITCHCOCK E LE CITAZIONI ARTISTICHE

Se la collaborazione con Dalì fu un esemplare tributo al mondo dell’arte, tutto il cinema di Hitchcock è intessuto di reminiscenze pittoriche.

 


La donna immortalata dall’esterno dell’appartamento in Night Windows (1928) di Edward Hopper non può che farci pensare al momento in cui Jeff (James Stewart)... (si noti il lato B color rosa!)...


 

protagonista de La finestra sul cortile (1954), costretto a fare il guardone da un'igessatura che lo immobilizza in casa, spia con un binocolo la ballerina che vive di fronte a lui.(per saperne di più)

 


La testa di James Stewart decapitata e sospesa in La donna che visse due volte (Vertigo-1958) si sposa con Autoritratto infernale, con gli occhi di lama di Alberto Martini (1929) di cui non sono riuscito a trovare un'immagine...

 


 e con altre surreali teste mozzate sempre rappresentate dal Martini!

 


La solitudine gotica di House by the Railroad (1925) di Edward Hopper si gemella con la casa al crepuscolo di Psyco (1960): vedi in testata.

 


 

Mentre Tippi Hedren, ne Gli uccelli (1963), strizza l’occhio a Le acque profonde (1941) di René Magritte, solo per citare alcuni eclatanti esempi.

 


Visitatore appassionato di musei ed instancabile disegnatore, Alfred Hitchcock era un artigiano del brivido con l’estro dell’artista, tanto che l’intera sua produzione può, a buon diritto, essere considerata come una grandiosa opera d’arte contemporanea.

 

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