giovedì 4 maggio 2023

Nuovo Dizionoirio (XLI)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio

Parte XLI


Scerbanenco Giorgio (II)

 


Re Giorgio I - I Gialli americani


Nel giugno del 1940 l’Italia entra in guerra. L’editoria del genere “giallo” (Mondadori, più o meno dieci anni prima,  aveva già colorato di giallo quei libretti da edicola!) non ne trarrà benefici, ma danni e rovine, come del resto tutto il paese.

Numerosi gli autori (giallisti) italiani, quasi tutti però (ligi alle indicazioni del MinCulPop, ministero della cultura popolare) con ambientazioni straniere o addirittura esotiche.  

Proprio nel 1940 Arnoldo Mondadori creò il periodico Supergiallo. Sul n.8 (siamo ancora nel 1940) esordisce uno, allora sconosciuto, ucraino italianizzato, di anni 29:  Giorgio Scerbanenco.

 


È in  buona compagnia: c'è S.S. Van Dine e  anche zia Agatha! Il suo primo romanzo giallo, fu un esordio folgorante:   "Un famoso attore riceve quotidianamente minacciosi messaggi con la data, il luogo e l’ora della sua morte. Il caso è affidato al riflessivo Arthur Jelling (anche lui, ovvio, all'esordio), archivista della polizia di Boston (USA) e investigatore sui generis" (di fatto un "invisibile").


Gialli a enigmi (sofisticati) scritti da uno padrone dei mezzi (soprattutto la tecnica) narrativi. La critica lo esalta: "Sei giorni di preavviso, un romanzo che “mostra freschezza di fantasia, vivacità di stile, scaltrezza d’ingegno”. Oggi è riproposto da Sellerio. 

Con questa accoglienza plaudente  inizia il lungo regno di Giorgio I, Re del giallo, che non aspirava al trono, ma che, anni dopo, accettò volentieri.

Ma chi è  Arthur Jelling?

Un semplice archivista  abituato a sbrigare pratiche, ma molto analitico. Jelling tratta il delitto come una pratica d'archivio. Razionale, logico ma un po' freddino! Alla lunga verrà a noia anche al suo autore.

Il 1941 è l’anno del  doppio colpo di Re Giorgio. Esce dapprima su I Libri Gialli con La bambola cieca.

 


 

L’ambientazione è ancora “bostoniana”: c'è ancora Arthur Jelling. L'indagine lo porta a contatto con il complesso ambiente dell'aristocrazia di Boston e l'inquietante clinica Linden...

Poi nel ’43 esce Lo scandalo dell’osservatorio astronomico, ma con l’8 settembre le collane di gialli, Mondadori e tutte le altre, vengono tutte chiuse.

 

Per fortuna oggi c'è la Sellerio!

 

Re Giorgio II- Romanzi rosa

Con l'8 settembre del 1943 (Ricordate il film Tutti a casa!?) inizia per Scerbanenco, un altro periodo drammatico della  sua vita movimentata. Fugge in Svizzera:  in valigia ha il manoscritto di un romanzo mai pubblicato.  Alloggia in un campo profughi e, infine, riceve ospitalità in una casa amica dove si era rifugiato. Riprende (già, prima dei cinque gialli americani, ne aveva scritti tre o quattro), e porta avanti, una lunga produzione di romanzi "rosa". Una quarantina per la gioia delle signore e fanciulle.

Giorgio sceglie la via più facile, eppure ... nel 1944 esce a Roma, città libera e non più “aperta”, il film Il cappello da prete. E' fedelmente adattato dal romanzo di De Marchi: un segnale che il giallo sta per tornare, ma Re Giorgio II, ormai "dominus" in un altro regno dorato, non lo raccoglie.    Forse ha capito che sta per arrivare l'onda lunga dei "noir" americani! Con l’Hard Boiled non ci si può confrontare, almeno finché scotta!


Con la nascita della  Repubblica,  anche  Re Giorgio I ha abdicato. Scerbanenco, l'ucraino-milanese a cui, si dice, tutti i giallisti devono qualcosa, ha deciso di darsi al rosa. Non rimanere soli è del giugno 1945 edito da BALDASSARRE GNOCCHI EDITORE IN MILANO. La vita continua.

La copertina che vedete sotto è invece di molti anni dopo e il titolo è, credo, autoironico. Forse era già stufo.


C'è da crederci. La Rizzoli l'aveva subito apprezzato e pubblicava titoli un po' imbarazzanti. Ma Re Giorgio II (“che s'ha da fa' pe' campa'!”) accettò anche importanti incarichi editoriali nei  periodici della Rizzoli.

Re Giorgio III - Il Noir alla milanese

Il noir alla milanese è giallo come il risotto: un piatto popolare. Scerbanenco, ci pensa parecchio prima di lasciare la casa dorata del  rosa dove si pranza a caviale e champagne! Gli ci vorrà quasi un quarto di secolo per tornare sul trono in un regno meno lucrativo ma più dignitoso: si arriva così al 1966.

È considerato, dagli incolti,  l’anno di svolta nella storia del giallo italiano, in realtà è solo quello dell'inversione a "U" di Scerbanenco.

Lo sopravvalutano: "Grazie a Scerbanenco il genere è diventato maturo". Attratti da  Milano falsamente considerata metropoli (Vedi un altro film: Rocco e i suoi fratelli),  non si considera il cuore nero della provincia, dove già sorgevano opere interessanti.

Ci si dimentica (chissà mai perché?)  di altre folgoranti pubblicazioni ben più importanti sotto il profilo letterario. Sarebbe bastato guardarsi intorno nella Sicilia. Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta era del 1961)  ha appena finito di scrivere il suo capolavoro:  A ciascuno il suo (1967).   Un meraviglioso e ambiguo noir, asciutto e viscido, stringente e rarefatto, buio e accecante, profondamente amaro.

Il romanzo di Sciascia ottiene subito un grande successo, influenzerà (lui sì!) per molti anni a venire gli autori di gialli, sia italiani che stranieri, perché non considerarlo?

Così van le cose. Il ’66 resta come l’anno del ritorno al trono del giallo di Re Giorgio III, si vede che  le cannoniere marketing degli editori milanesi tuonavano parecchio forte e la Sicilia era lontana, troppo lontana!

Venere privata  è il titolo con cui Giorgio Scerbanenco torna al genere giallo dopo anni di romanzi rosa: un titolo molto furbetto!



È il primo romanzo del ciclo di Duca Lamberti (medico milanese radiato dall’ordine).  

Viene così disegnata la figura di un acuto (sagace con amarezza) medico radiato dall'ordine e condannato a tre anni di carcere che ritorna alla vita quotidiana e l'affronta con uno spirito disincantato, ma non corrotto. 

Erano tempi in cui non era raro trovare ragazze morte sulla spiaggia: nel 1953 e durò molti, molti anni, destò clamore il caso Montesi. Quotidiani e settimanali (soprattutto femminile, titolarono per quasi dieci anni. Lui era lì nel mezzo alla danza editoriale!). Anche nel romanzo un cadavere di ragazza è trovato in campagna.

 


Come rappresentato nella cover della storia a fumetti pubblicata su Linus. Non è gnaché, ma fa storia.

 


L'autore, dopo che ha trascorso un quarto di secolo nelle redazioni, vorrebbe dare un taglio giornalistico, ma poi si fa predere la mano dalla sua visione cupa dell’esistenza e il romanzo diventa un poliziesco molto scuro. Oggi forse lo chiamerebbero un polar, ma forse è solo un giallo, come il risotto alla milanese!

Il grande successo arriva a Giorgio Scerbanenco proprio con Duca. Lo deve anche al fatto che i romanzi sono ambientati a Milano in quegli anni considerata capitale economica.   Maledetto marketing, niente fu più disposto alla prostituzione! Sì, Scerbanenco viene chiamato "il Simenon dei navigli"! Avete sentito parlare del "cavolo a merenda"? Uguale, non c'entra un piffero! Inoltre il confronto con Simenon non si pone, non c’è partita!

Signori riflettete insieme a me: prima di lui c’era Sciascia, dopo di lui Fruttero&Lucentini: il giallo italiano esisteva ed esiste! Re Giorgio era soprattutto bravo a cavalcare l’onda. Un surfista di successo.

 

(Parte XLI - segue)

(Ritorna alla parte XL)

 

 

Nessun commento:

Posta un commento