La struttura narrativa del giallo
La triade del delitto, persona narrante e contesto: gli elementi che
caratterizzano il racconto.
(I)
Il mestiere di scrittore, si è detto e ripetuto, è fondato su
tantissimo impegno: scrivere, scrivere, leggere, leggere, scrivere, leggere,
scrivere … Ma, si è già detto anche
questo, conoscere un po’ di tecnica male non fa! In questo articolo parlerò
appunto della tecnica per costruire la struttura narrativa.
Quattro sono i pilastri su cui si fonda la struttura
di un romanzo giallo: la vittima (V), il colpevole (C), il detective
(D). I criminologi e gli accademici la chiamano la triade del delitto, anche se non hanno mai fatto un'indagine, ne dovete tener conto. In più c’è il contesto, l'ambiente socio economico e storico dove la vicenda si dipana.
Il
contesto è la scena dove si svolge la storia: con esso si tracciano i rapporti
sociali, il clima (o atmosfera), l’ideologia prevalente, i valori cogenti, la morale corrente e i
meccanismi economici e delinquenziali. Il contesto serve anche a caratterizzare
e dare spessore ai comprimari.
Il
meraviglioso film Gaslight
(vedi la scheda film n. 1: http://oscarmontani.blogspot.com/2011/11/lanterna-gialla-1.html ) è un esempio di come questi siano anche gli elementi sufficienti per costruire un esemplare
racconto giallo. C’è il bieco ambiguo colpevole, l’ingenua e giovane vittima e il detective acuto: il contesto è
la Londra vittoriana.
La
struttura narrativa classica di un giallo segue, in genere, un percorso preciso.
Vittima => Detective => Colpevole
Si
parte da una vittima, di cui si dice molto (è quasi sempre una persona di
rispetto con virtù e vizi); si descrive anche il contesto, spesso ordinato, ma con minacce latenti.
Il
delitto, quando avviene, sconvolge il contesto, disturba tutti: chi è il
colpevole che ha creato così tanto disordine?
Arriva
sulla scena un investigatore (privato, poliziotto o dilettante). Pian, piano si
svelano segreti (le minacce latenti) e s’individuano i possibili moventi.
Direttamente
quando
la narrazione è in prima persona, ma nel giallo classico si privilegia
la terza persona. Il detective non ha particolari crisi esistenziali, è sicuro
di se e molto, molto curioso: un eroe, spesso (per la sua razionalità) consapevole.
Nell’ hard boiled e nel noir (dove è
anche preferita la narrazione in prima persona) spesso si parte dal detective. E’
quasi sempre un antieroe in bolletta o
con guai seri, un personaggio che vive border line tra il contesto dove
è avvenuto il delitto e il suo mondo; ma
non ne è mai del tutto estraneo, infatti ci si muove perfettamente a suo agio
(Per approfondire vedi schede dei personaggi n. 4 ( http://oscarmontani.blogspot.com/2011/12/galleria-ritratti-04.html ), 16 (http://oscarmontani.blogspot.com/2011/12/galleria-ritratti-16.html ) e 18).
La
storia che deve dipanare non è mai semplice, diciamo che è parecchio
ingarbugliata. Di i solito i personaggi, sia vittima che colpevole, si muovono
in un contesto niente affatto ordinato, mentono, tramano, complicano ancor di
più la situazione. L’incarognito e cinico detective lo sa bene; lo sviluppo
dell’indagine ci fa scoprire il suo carattere e le menzogne degli altri. Si
vengono a conoscere i tormenti e i dubbi dell’investigatore, anche questi sono elementi
della suspense.
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