lunedì 15 aprile 2019

Sommelier del giallo (09)


Saper ascoltare
Come diventare fruitori consapevoli di gialli, noir e thriller raccontati nelle diverse forme artistiche: libro, film, fiction TV, fumetto e radio

Versione 2019
 

Tappa 09
Nel vedere Sherlock con la lente in mano, ve lo  siete mai chiesto: "Osserva o pensa?". E' un bella e importante domanda.


fate attenzione: iniziamo da qui una parte importantissima, direi fondamentale. Sia che vogliate diventare scrittori, sia che aspirate ad essere smaliziati lettori (del genere "più oltre"), va ben assimilata. Per poterlo fare dovete ben capire cosa sono i Paradigmi Indiziari.


Paradigmi indiziari (*):
i  modi in cui ragionano i detective, gli strumenti logici che usano e come gli autori lo possono raccontare.

Ma come? Jules maigret non usa la lente d'ingrandimento, preferisce una zuppa alla borgognona?  Sì, è giusto, ognuno riflette col metodo che preferisce!
Come indaga il detective? Quali sono i percorsi logici dei suoi ragionamenti? Tutto nasce dalle domande che lui si pone davanti a un delitto o a un mistero:



·      Dove e quando?

·      Chi e cosa?

·      Come e perché?

Il mucchietto dei tasselli di un puzzle non ci fa vedere l’immagine. Le risposte da sole non portano alla soluzione del caso. Questa il detective la può ottenere con un lavoro di analisi e di organizzazione logica, seguendo un paradigma indiziario: “Un'ipotesi soggettiva d’organizzazione delle possibili connessioni tra i riscontri e i fatti sull’indagine; ipotesi che alla fine porta  a una  soluzione, l’unica possibile, all’inizio sconosciuta.” 

Ogni detective (ogni autore) ha il suo, ma dovrà (è costretto) comunque usare i passi fondamentali di ogni paradigma indiziario:

Abduzione, induzione e deduzione

Questi sono gli strumenti per assemblare i tasselli logici del mosaico. I passi che, non necessariamente nell’ordine, sono sempre fatti. Pur necessari, anzi inevitabili, non sempre sono considerati. Se un autore non li tiene in considerazione il suo racconto può sgonfiarsi come un sufflè cotto male.

Lettori, sappiatelo e non siate teneri! Considerate, però, che ognuno di voi ha un suo paradigma indiziario. Qualche autore (quelli bravi)  lo sa.  Per rendere comprensibile e condivisibile al lettore il suo modo, l’autore deve seguire una ricetta molto semplice, con questa l’indagine può diventare (se si cuoce bene e si amalgamano gli ingredienti) anche “gustosa”:
Abduzione: qualche pizzico nella parte centrale della cottura a fuoco lento.

Induzione : prendersi  il tempo per sfrondare e togliere ciò che non serve.

Deduzione: alla fine, come dessert e digestivo: secca e stringente.

Frasi sibilline? Certo! Non pretenderete che un cuoco vi sveli tutto all’inizio! Nelle prossime lezioni vedremo di capire meglio cosa sono questi ingredienti, in che dose e  quando metterli in padella!

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(*) Il paradigma indiziario[1] è "un'ipotesi soggettiva di organizzazione complessiva di possibili connessioni e organizzazioni di rapporti, non solo degli indizi/ipotesi esistenti, ma soprattutto di quelle a venire, ancora sconosciute....".  È un metodo su come procedere nell’indagine, su come aggregare eventi, su come trasformare possibilità e fatti. Obiettivo: dare forma a  scenari che confrontandosi con la situazione iniziale possano riassumere in se la complessità del delitto su cui si indaga. La   qualità è il risultato. Prescinde dai riferimenti, dallo stile, dalle singole scelte o dal gesto eccezionale, ma è misurata dalla logica compositiva attivata, dalla capacità di gestire e controllare i meccanismi evolutivi dell'idea, dalla quantità di alternative considerate e poi scartate; dalla consapevolezza di operare comunque delle scelte anche quando, apparentemente, non ci sono alternative.

[1]Spie. Radici di un paradigma indiziario. (Carlo Ginzburg)- In Crisi della ragione- Einaudi 1979

Con questo saggio l'autore vuole dimostrare come si sia imposto a fine 800 un modello epistemologico in molte scienze umane (Conan Doyle era medico n.d.r). Questo paradigma che egli definisce indiziario ha radici antichissime nell'animo umano: deriva infatti dal sapere di tipo venatorio che hanno sviluppato i nostri antenati cacciatori. Essi infatti hanno elaborato la capacità di risalire da dati sperimentali a prima vista trascurabili a una realtà complessa non verificabile direttamente.
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