mercoledì 22 aprile 2020

CUOCOINDAGA (12)

 

Quando il cuoco
indaga

storie conviviali  
per ragazzi d'ogni età
offerte da
Oscar Montani
(12)
Sei
Dolci
La torta a forma di scudo
(Seconda parte)




Il progetto
La prima, da sei porzioni, la confezionò in un attimo. La mise in frigo. Per la seconda, da otto era incerto: rotonda o rettangolare? Rettangolo o cerchio? Era lì che si lambiccava, quando si ricordò dello stemma appeso nella sala grande.
Prese il foglio delle scritte, un lapis e andò furtivo al tabernacolo. La sala era deserta, poteva prendersela comoda. Appoggiò il foglio sulla mensola di marmo rosa e spostò a sinistra il lumino rosso. Appena cominciato a copiare la croce, una voce baritonale dietro di lui lo bloccò. Eppure un secondo prima non c’era nessuno!
« Cosa fai? »
Giuseppe si voltò. Un uomo imponente, altissimo, vestito con una casacca bianca era apparso dietro di lui. Sulla casacca aveva una croce rossa contornata di quattro piccole croci: uguale a quella della porcellana appesa dentro il tabernacolo. Indossava anche grandi guanti ferrati che gli coprivano il gomito e degli strani stivali di metallo. Non era un metallaro: sembrava piuttosto un antico guerriero. Eppure carnevale era passato da un mese. Giuseppe decise di far finta di niente. Mostrò il foglio con il disegno abbozzato.
« Copio il disegno per preparare una torta da otto. »
« Vorresti fare una torta a foggia di scudo? »
Giuseppe non seppe far altro che annuire.
« Sei audace e anche bravo! »
« Veramente a cucinare mica tanto! »
« Ed anche modesto! Solo ad uno nuovo può venire un’idea così stramba! Però! Tu mi potresti salvare. »
« Scusi. »
« Niente. Non hai lo sguardo molto acuto, ma sarò costretto a fidarmi di te! »
Giuseppe cercava invano di guardarlo negli occhi. La strana sensazione che quel volto fosse, in qualche modo, trasparente gli faceva lo sguardo come fisso nel vuoto. Non disse niente. Sapeva che un precario non doveva mai farsi notare : né per le idee, né per quello che vedeva. Soprattutto con i datori di lavoro e quello, per quanto matto fosse, sicuramente doveva essere uno dei padroni.
« Cosa dovrei fare? »
« Fare una torta pulita e soprattutto; pulire la cucina. »
« Io le torte mica le sporco e... la cucina mi sembra uno splendore. A dire la verità non ne ho mai vista una così pulita. »
« Scusa, piccolo cuoco, non puoi capire. Devi buttare via tutte le farine di grano che trovi. Nei cassonetti che ci sono fuori. »
« Ma, se mi vede Frederich, mi manda via! »
« Frederich, anima dannata, pensa di poter comandare! Il padrone sono io. Tu devi fare come ti dico, così potrò ritornare in cucina e  insegnarti a preparare una torta a scudo e poi anche a cucinare. Prima fai pulizia: tutte le farine di grano. Non le tollero! L’intolleranza mi rende nervoso: appena sento il glutine su per il naso mi viene voglia di tagliare qualche testa.  »
Solo allora Giuseppe si accorse della spada a fianco del guerriero.
« Va bene, va bene, se lo dice lei. »
L’uomo lo fissò nel profondo degli occhi. Ebbe come l’impressione che quello sguardo si fosse acceso di una luce rossa. Di rosso color lampone e forse lampeggiava. Si sentì gelare. “Non potrò mai diventare padrone di un ristorante di lusso!” si disse “Non so essere così autorevole!”. La voce dell’uomo tuonò terribile.
« Guarda dappertutto e, se ti capita di versarne anche un solo pizzico: lavala via! Non deve restarne traccia. »
Giuseppe aveva abbassato la testa, ma conservava un residuo d’orgoglio: terminò lui la frase.
« ... niente farina di grano, niente glutine... ok, un attimo che finisco. »
La sua voce aveva eco metallici. In un attimo finì di copiare il disegno. Rimise al centro della nicchia il lumino rosso. Alzò la testa e si guardò intorno: la sala era di nuovo deserta. “Come ha fatto a sparire così, senza far rumore?” si chiese. Si pentì subito. A che serviva farsi domande: un cuoco precario doveva ubbidire e basta.




Meno male che la cucina era deserta. Aprì ogni cassetto, spalancò ogni armadio, frugò nel ripostiglio fin sopra alla mensola più alta. Alla fine fu certo di aver buttato via tutta la farina. Mentre lavava tutti i ripiani e il pavimento, un turbine di pensieri gli tormentava la testa. “Sto facendo bene?”, “Mi sto cacciando in un guaio?” e altro. Alla fine credette d’aver capito una cosa: doveva indagare. Interrogare quel “travestito”. Ritornò furtivo in sala col suo foglio in mano e spostò di nuovo il lumino rosso. Non si meravigliò neppure un po’ nel vedere apparire il padrone vestito da antico guerriero. Eppure avrebbe dovuto: all’inizio era trasparente, un’ombra diafana;  solo dopo un po’ sembrò solido e tuonante come prima.
« Che vuoi? Hai fatto quello che ti ho comandato? »
« Sì: è pulita. »
« Hai guardato nella credenza? »
« Ci ho trovato due sacchetti: buttati. Perché mi ha fatto fare questo ripulisti? »
« Servo della malora! Infimo cuoco! Indecorosa zecca! Tu chiedi  a me, Guglielmo Pirroniche de Finisterre, cuoco di Luigi XIV, Grande Cavaliere del Santo Sepolcro  di svelarti i segreti della mia  casata! Ora devi preparare dei pani di fecola di patate per fare la torta “pulita”. »
« Di pani ne ho tanti già pronti. »
« Quelli! Sono fatti di farina di grano: non vorrai disegnare la croce di Gerusalemme su dell’ignobile glutine. Taci e ascolta: devo dettarti le scritte. »
Giuseppe stese il foglio sul marmo rosa. Si sentiva già a disagio, ma quando Il Gran Cavaliere cominciò a dettare, stette subito peggio.
 « “Dieu le veut”... »
« Scusi, scusi... non ho capito. »
« L’altro s’era parecchio innervosito. Dolce, Insalata, Erbette, Uccellini: DIEU. Capito ora? »

Ci volle un po’, ma riuscì a scrivere tutto, anche quella lunga che veniva dopo: “Oportet gloriari in cruce domini nostri Iesu Christi!”.
Il sedicente padrone sbuffava. Gliele fece rileggere. Giuseppe non ne poteva più di quel misto d’arroganza e pignoleria. Con mossa lesta rimise il lumino al suo posto al centro della nicchia. Era come azionare il telecomando: l’antico guerriero sparì all’istante. Non i sospetti nella testa di Giuseppe, che invece erano aumentati.

Aveva appena finito di preparare un meraviglioso sciroppo rosso fuoco di lamponi e more,  quando sopraggiunse Frederich. Non si accorse di nulla. Giuseppe aveva pulito davvero bene   le tracce di farina. Il capo cuoco si mise a guardare gli scavi a croce sulla torta.
« Che idea meravigliosa! I tedeschi l’apprezzeranno. Bravo, hai fatto svelto ed è anche un bel lavoro. Ora dobbiamo riempirlo con lo sciroppo. Prendilo. »
Frederich ci doveva tenere parecchio: riempì di persona tutti i vuoti a croce. Alla fine la croce dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme sulla torta pareva uguale a quella dello scudo.
« Ora la scritta. Mi raccomando, non fare errori: pensi di farcela da solo?  »
Giuseppe si sentì addosso lo  sguardo di Frederich, ma anche la minaccia oscura del Gran Cavaliere.
« Certo: ormai ha visto di cosa sono capace. »
Mentre Frederich usciva si sentì mancare.“Maremma boia, e ora?”, si chiese. Non si perse d’animo. Ritornò furtivo al tabernacolo. Spostò il lumino per far apparire il fantasma: ormai era certo che lo fosse.
« Dannazione, dove sei stato? »
« A preparare la torta e lo sciroppo rosso. »
« L’hai fatto con addensanti senza... »
« Certo... senza glutine e niente farina di grano... ok, ormai ho capito, lo so. »
« La cucina è pulita? »
« Pulitissima, ma voi potete anche restare qui. »
« Qui? Sciocco servo: ho aspettato 320 anni, due mesi e tre giorni per tornare in cucina. Pensi sia piacevole stare dietro uno stemma a guardar mangiare la gente? Taci non   discuto coi servi! Appena mi vedi passare la porta della cucina rimetti a posto il lumino e  speriamo bene”! »




Funzionò: il fantasma non fu attratto indietro: restò in cucina. Arrogante come prima e più di prima.
« Non hai ancora fatto le scritte! »
« Lei si metta un attimo da una parte che rimedio subito, tanto ormai le so a mente. »
Giuseppe aveva appena terminato di scrivere “Christi” che sentì di nuovo la voce tonante.
« Fatti indietro, devo mangiarla! »
« Come mangiarla? E, il compleanno  della signora tedesca? »
« Ne farai un’altra: questa la devo mangiare io. E’ l’unico modo per cancellare la maledizione della strega, la perfida Harina Gluten de Trigo. Voleva far la cuoca nella mia taverna,  io la mandai via. Suo padre, tal don Rodrigo, era uno scellerato. Lei era anche più perfida. Tornò di notte e, mentre dormivo, mi cosparse di farina: fu allora che divenni intollerante. Solo mangiando una Croce pulita  posso iniziare il mio percorso di salvezza. Di mia volontà devo anche trasmettere la mia arte, poi sarò davvero libero... »
Cominciò a divorarla. Non era il dolce più adatto per un fantasma vestito di bianco e pasticcione: presto s’era sporcato di rosso dappertutto. Cominciò anche a svanire: allora funzionava! Giuseppe ci rimase male.
« Scusi, se ne va via così? E’ questa allora la sua volontà? Pensavo dovesse rimanere a insegnarmi a cucinare? »
« Tu pensi troppo! Mica vado via. Sparisco e basta: se no che fantasma sarei. Tu non mi vedrai, ma mi potrai sentire. L’unico che potrà ascoltare la mia voce. Segui i miei consigli. Ti farò far carriera infimo cuoco precario! Ora rifai la torta per la tedesca. »
Giuseppe, sbuffando,  si mise a rifare la torta. Non sentì nessuna voce fino a che non ebbe terminato di scrivere la parola “Geburtstag”:  questa volta aveva rispettato gli ordini di Frederich. La voce di Guglielmo era un sussurro.
« Bene, ora prepariamo qualche  crêpe. »
« Crêpe? Che sarebbero? »
« Sarebbero... che sei ignorante come una capra. Dopo 320 anni, mi poteva capitare anche un allievo migliore, ma ho promesso. Ti è avanzato un sacco di sciroppo di lamponi e more: le condirai con quello e Frederich le apprezzerà. »
Fu così che cominciò la gloriosa carriera di Giuseppe, ex cuoco precario, alla Terrazza dei Cavalieri.


Lucie batté le mani.
« Mi è piaciuta tanto. Anche noi mangeremo la torta che ci fa sparire? »
« Vi confesso che una piccola tentazione ce l’ho avuta. Poi ho pensato che era uno sforzo inutile. Domani mattina vengono a prendervi e dovrei fare una “contromagia”. »
Misi in tavola una splendida torta a forma di scudo: sopra spiccavano cinque croci di tenero lampone.




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