(libero sviluppo da una nota di Giorgio Galli)
Negli anni di Guerra Fredda molti autori, credo con furbizia dopo aver analizzato il mercato (la gente uscita dal secondo conflitto mondiale aveva bisogno di credere in altro!), introducono temi e trame legate all'esoterismo. Non mi piace e non me ne occuperò.
Ricorderò solo che in Europa nei cinema venne, con gran successo, proiettato Ho sposato una strega di René Claire con Veronica Lake. Un film da leggere tra le righe, che pigliava in giro la moda affermatasi dopo la Guerra. Era uscito a fine 1942, ma solo anni dopo godé del successo che meritava.
Ascoltando le conclusioni di molti gialli "esoterici" sono certo che S,S, Van Dine si sia rivoltato nella tomba: le sue famose regole, già malconce per la disamina fatta da Raymond Chandler, erano state calpestate con presuntuosa cialtroneria!
Passano gli anni, passano i movimenti. Inarrestabile il genere giallo, esoterismo a parte, si sviluppa seguendo il filone della violenza, il filone della razionalità, il filone noir e quello del poliziesco socio umanitario (intendo Maigret).
Si aprew un ventevvio che arriva agli anni settanta e il giallo inarrestabile travolge senza pietà il "sessantotto" (sarà mestamente ricordato e teneramente deriso nel film Il lungo addio di Altman, tratto dal romanzo omonimo di Chandler).
E' il trionfo del conservatorismo che non si oppone alle rivoluzioni ma accondiscendente le prende per mano e le fa finire nelle sabbie mobili. In Italia la DC prende il governo che con Alcide De Gasperi, e poi con i successori al comando (abili ad insabbiate tutto), terrà per decenni.
Ritorna a governare anche Wiston Churchill, il che la dice lunga sl clima del momento!
Nel "genere giallo" all'inizio prendono posizione Ruth Rendell (ispettore Wexford) e Ed Mc Bain (87° Distretto).
Seguiti, o affiancati, da Donald E. Westlake. Su di lui il giudizio è un tantino più diversificato. Alcuni suoi romanzi sono pervasi e dominati da un'ironia che sembra prendere le distanze dall'impegno, ma è solo un giudizio superficiale da parte di coloro che non la capiscono (troppi)! Infatti nei romanzi dove la vena ironica si attenua la critica alle istituzioni ha invece ficcante efficacia.
Negli anni successivi, nel mentre che si afferma il cosiddetto "giallo della disperazione", si delinea la ricomparsa del "giallo sociale", che era stato dimenticato, ahimé, da Hammet e Chandler.
E' anche importante evidenziare il progressivo miglioramento dei testi dal punto di vista letterario. Purtroppo cresce in modo esasperato la presenza di violenza che però perde ogni contatto con la razionalità, sino a fare degli psicopatici i protagonisti di molte vicende tra cui molti romanzi best sellers. Questi, qualche anno dopo, hanno malamente influenzato alcuni autori italiani che con storie sanguinolente hanno, purtroppo, scalato al classifica delle vendite!
In questo quadro evolutivo si colloca come pilastro portante una posizione culturale marcatamente conservatrice, ma che si presenta con accattivante ambiguità. Oltre che con abilità nel descrivere il contesto con efficacia stilistica e accenti realistici. Un'abile tecnica di contraffazione!
Così Stuart M. Kaminski (detective Toby Peters) che (con astuto occhio rivolto all'indietro) ambienta i suoi gialli nel mondo del cinema nel periodo della seconda guerra mondiale (contesto esotico poco noto e affascinante). Ovviamente si spreca a raccontare le orribili cattiverie dei tedeschi e giapponesi.
E' anche moto accurato nel diffondere nel testo gli echi delle news delle battaglie delle Midway o Sebastopoli da lui accuratamente collezionati.
Ma il lettore smaliziato, pur simpatizzante per F.D Roosevelt, percepisce presto (e se ne stufa) che la visione del contesto sociale è edulcorata, anche artatamente accurata, e il realismo è soltanto affidato alla interpolazione di battute, trasmissioni radiofoniche e "titolazzi" di giornali, nei quali si avverte l'eco dell'immane conflitto come proveniente da un mondo a parte.
Torniamo ad esaminare Ed McBain e Ruth Rendell. Autori ben più complessi e letterariamente di altro respiro.
McBain nella sua interminabile saga dell'87° distretto ci presenta squarci di società americana molto precisi e interessanti. L'ottima caratterizzazione dei tanti personaggi e il realismo del contesto, trame a parte, giustificano pienamente il successo e la fama dello scrittore. Ma se andiamo a sviluppare una valutazione socio-politica è fuori dubbio che McBain vada collocato tra i conservatori e pienamente sulla scia della tradizione del genere giallo allora predominante.
Per altre osservazioni alla prossima puntata.
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