giovedì 24 febbraio 2022

Dizionoirio (XXIII)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio


Parte XXIII

Smilla e la neve

La mia guida Abu-Mokhammed al Bessin, cammelliere berbero o tuareg, non ricordo è passato troppo tempo da quando sono andato nel sud della Tunisia, sosteneva di saper  prevedere le tempeste di sabbia da come la sabbia si depositava sulle dune. Per fortuna non ho potuto verificare se dicesse il vero. C'è però da crederli, conosceva bene la sabbia.

Smilla Qaavigaaq Jaspersen, conosce bene la neve. È una ragazza che vive a Copenaghen: sua madre, morta quando lei era ancora una bambina, era un'inuit groenlandese, mentre suo padre è un ricco e celebre medico danese; nonostante gli anni trascorsi in Danimarca, Smilla non è mai riuscita ad adattarsi al suo ambiente sociale. Trascorre le proprie giornate sola, con l'unica compagnia di Esajas, un bambino inuit che vede in Smilla l'unica persona da cui lasciarsi accudire senza timore.


 

Quando Esajas viene trovato morto, Smilla non può credere alla versione della polizia, secondo cui il bambino è scivolato dal tetto innevato di un palazzo. Smilla in base alle sue profonde conoscenze della neve, argomenta che il bambino non può essere morto per un incidente. Sfidando la polizia, la donna comincia la sua indagine personale, ricorrendo a ogni mezzo pur di comporre il puzzle di una verità che si dimostrerà, pezzo dopo pezzo, sempre più inquietante.

 


Romanzo perfetto fino a un quarto dalla fine, poi si scioglie come neve marzolina  al sole.  Peter Høeg, l'autore, non sa che da noi "la neve marzolina dura dalla sera alla mattina"!

Comunque un romanzo da leggere, molto peggio il film, su cui non vale la pena di perdere tempo.

  

Spagnol Tito Antonio

 

Pioniere del giallo italiano. Nel 1934 scende in campo   Il polimorfo, avventuroso (e avventuriero) giornalista, Tito Antoni Spagnol, crea il personaggio del detective giornalista Alfred Gunsman. Il suo alter ego indaga a New York ... e lo fa quasi alla maniera di Sam Spade.

 


Fu pubblicato in francese con il titolo Dans la griffe du Lion, da Gallimard.

 


Poi, subito dopo, Arnoldo Mondadori lo tinse di giallo e il romanzo L'unghia del leone divenne subito un successo internazionale.

 

Spoiler

Da "to spoil": rovinare. In letteratura di genere giallo (ma anche in altri generi) significa dire troppo sulla trama di una storia. Ai giallisti se non ci fosse l'incombenza di fare presentazioni dei propri libri importerebbe poco, ma quando hai davanti molti futuri lettori ti tremano i polsi.

Un romanzo giallo è una trappola infida. Più parli del libro, più rischi di svelarne i colpi di scena e i meccanismi della suspense. Chi uccide la suspense, propria o altrui, merita la pena di morte letteraria!

Un vero inferno per autori, critici, presentatori sapienti, librai e editori. "Come si può invogliare qualcuno a leggere un libro senza rovinargli la suspense o comunque la sorpresa?

Secondo alcuni sconsiderati, influenzati dalla letteratura USA degli ultimi tempi, il giallo migliore sarebbe quello in cui non potresti raccontare niente oltre la seconda riga, perché conterrebbe già la prima sorpresa. C'è chi ci crede. Una volta un editore nostrano, molto provinciale, mi rifiutò un romanzo dicendomi che nella prima pagina non c'era un morto ammazzato!

 


Paradossalmente, dal punto di vista dell'estetica gialla, l'ideale sarebbe che l'ultima parola dell'ultima frase fosse anch'essa una sorpresa.

Personalmente cerco di stare distante, molto discosto, da questo fine obiettivo di eleganza formale. Racconto storie mica tiro fuori conigli da un cappello a cilindro!

 

Sposa, era in nero (La)

Chissà se la Nemesi (personificazione mitologica della Giustizi)  è vestita di nero? A me non risulta.

 


Era raffigurata nuda e alata e, come una poiana, questa lady Hawke colpiva in picchiata. Come Julie.

Julie, donna misteriosa e silente, ma dallo sguardo freddo, semina la morte al suo passaggio. Arriva inattesa, o meglio s'introduce in altre vite assumendo diverse identità.

 


Uccide allegramente con lucida freddezza (gli occhi!) uomini che sembrano non conoscerla, usando metodi semplici ed efficaci. Non sbaglia colpo e sparisce per prepararsi alla prossima esecuzione.

Qualcuno indaga ma non riesce a cogliere legami (né il movente) tra queste morti. Solo alla fine si saprà!

 


Francçois Truffaut, nel 1968, portò il libro sul grande schermo, con la splendida ed enigmatica Jeanne Moreau nei panni neri di Julie.


Il film rispecchia il romanzo, ma risulta nel dosaggio della suspense, troppo hitchcockiano (del resto Truffaut ea affascinato da Hitchcock) e inverte il meccanismo narrativo... per non parlare di altro. Ma resta un capolavoro!

 

(Parte XXIII - Segue)

(Ritorna alla Parte XII)

 

 

 

 

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