giovedì 20 aprile 2023

Nuovo Dizionoirio (XXXI)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio

Parte XXXI

N

 

Nome della rosa (Il)

 


Ora che, basandosi sugli appunti di Umberto Eco, l’ha disegnata anche Milo Manara, l’Abbazia appare anche più terribile e misteriosa. Di più: con un mistero incombente!

 


Era il 1980 e dato che avevo già letto tutto Eco lo ordinai prima ancora che uscisse in libreria. Erano quasi dieci anni che non leggevo gialli: mi fulminò! Rimasi molto affascinato, ma anche perplesso. Che cosa era?

 


L'opera del massimo erudito presente nel panorama italiano? Certo. Eco, piemontese nato nel 1932 e poi trasferitosi "anema e core" a Bologna era un grande (riconosciuto nell'universo modo) semiologo. Mi aveva divertito con Apocalittici e integrati e col Diario minimo, poco tempo prima interessato con Lector in fabula, in cui esponeva, col suo consueto affabulare brillante, la sua teoria sulla interpretazione delle opere: "Il lettore non è mai (non può esserlo) passivo, ma collabora all'interpretazione di un romanzo".


Il nome della rosa, la trama gialla un espediente, era un romanzo colto, molto colto, con cui veicolare concetti e ideologie non del tutto passate. Ma, anche se allora non me ne resi conto, era soprattutto un romanzo di ambientazione storica. Non era un romanzo storico (come soloni accademici hanno affermato, facendo arricciare il naso a Eco) perché Gugliemo e Adso sono personaggi di fantasia e i fatti narrati pure! Da ignorante (come ho detto non leggevo gialli da tempo) pensai fosse un'opera di avanguardia, non sapevo di Aristotele detective della maestra (nel senso che insegnava alle elementari) Margareth Doody. In realtà, ma lo capii dopo, funzionò da amplificatore.

Giallo di ambientazione storica, ma anche romanzo d'avventura. Sia perché all'ultimo piano dell'Abbazia si trova "la biblioteca", quella di Babele: "L'unica luce che la cristianità possa opporre alle trentasei biblioteche di Bagdad"! In realtà la biblioteca dell'Abbazia è il personaggio principale!

 


Sia perché è la scena del crimine!  Romanzo giallo innanzitutto: Guglielmo da Baskerville è un antesignano Sherlock Holmes


Purtroppo Adso da Melk non è un adeguato Dr Watson.

Tempo dopo, ancora innamorato di frate Guglielmo,  lessi Aristotele detective e mi sembrò un uomo piccolo, piccolo!

 

Non si apre quella porta

C'è un cadavere di un uomo assassinato dentro una stanza chiusa a chiave dall'interno. Delitto impossibile? No, basta che se ne occupi il detective giusto! Siamo nel genere del delitto della camera chiusa. Il fulcro di questo sotto-genere (lo diventò sull’onda del successo alla fine del 1800) non è quello classico del poliziesco, cioè scoprire il responsabile, bensì scoprire come il crimine sia stato commesso.

 


Invariabilmente (è il canone) la prima impressione degli investigatori coinvolti nell'indagine è che il criminale sia svanito nel nulla. Il bisogno di una spiegazione razionale per il crimine è ciò che spinge il protagonista a guardare oltre le apparenze e a risolvere il puzzle: al protagonista della storia sono normalmente presentati l'enigma e tutti gli indizi e il lettore stesso è incoraggiato (a volte sono state poste domande sul testo!) a risolvere il mistero prima che la soluzione sia rivelata in un epilogo plateale. Nella sua essenza l'enigma consiste nel fatto che un delitto di qualsiasi genere, non necessariamente un omicidio, sia avvenuto all'interno di una stanza chiusa ermeticamente e nelle varianti più complesse anche guardata a vista da una o più persone degne di fiducia. Non sono da considerarsi veri e propri enigmi della camera chiusa quelli la cui soluzione si basa su passaggi segreti. ci mancherebbe!


Diabolik ovviamente ha voluto, a suo tempo, essere alla moda!

 

(Parte XXXI - segue)

(Ritorna alla parte XXX)

 

 

 

 



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