mercoledì 1 marzo 2023

Nuovo Dizionoirio (III)

 

Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio



Parte III

 

Aristotele

 

Aristotele detective (titolo originale Aristotle Detective) è un romanzo del 1978 della scrittrice (allora maestra elementare con la passione -amatoriale- per la filosofia e la retorica) canadese Margaret Doody. E'  un giallo di ambientazione storica. Siamo ad Atene nel 300 a.C. al tempo della conquista dell'impero macedone da parte di Alessandro il Grande.

Un po' di trama, per capire quello che andrò a dire...


La narrazione inizia con un delitto: un importante cittadino di Atene, Boutades, viene trovato morto in casa, ucciso da una freccia cretese scagliatagli in gola. Stefanos, giovane cittadino ateniese da poco orfano di padre, si ritrova coinvolto nel processo dopo che suo cugino Filemone è stato accusato dell'assassinio da parte di Polignoto, nipote di Boutades. Così Stefanos decide di chiedere aiuto ad Aristotele, suo ex maestro e abile retore...

 


L’idea, se applicata una volta è certamente affascinante e pure intrigante, ma quando senti (dagli annunci di uscite editoriali) che siamo arrivati alla dodicesima indagine, siccome il filosofo non era un polpo (Che s'ha da fa' pe' campa'!), viene da chiedersi quale mestiere facesse davvero il povero Aristotele… di sicuro con tutto questo darsi da fare alla Perry Mason avrebbe avuto poco tempo per la Poetica e allora addio anche a Il nome della rosa! Per cui ricordiamo alla Doody che “Il gioco è bello quando dura poco!”. Non ci faccia altri danni culturali!

 

Assassinio

Assassinio al galoppatoio

Secondo film, il migliore della serie: per commenti vedi più avanti “Assassinio sul treno”. C'è anche uno sfoggio parossistico di cappellini e divise sportive. Godibile anche per queste.

Assassinio sull’Orient-Express (il romanzo)

 


Il mito può uccidere, ma si può anche decapitare!

Eh la memoria! Appena arrivato a Istanbul non ho resistito e sono andato alla stazione dove arrivava l'Orient Express.  Rimane poco, ma in qualche angolo il mito resiste. Guardando bene, poi, si possono anche scoprire dei manifesti, anche se non troppo esibiti. Non sono originali, ma copie anastatiche ben fatte.

Perché questo impulso emotivo? Merito di zia Aghata, colpa di Poirot. L'autrice ha il merito di averci fatto vivere il mito, il belga coi baffi di averci messo tanto a scoprire il colpevole... un colpevole che non gli piace, ma forse è perché il viaggio era tanto, tanto lungo. Do per scontato che  anche chi non l'ha mai letto sappia come si svolgono i fatti (o per lo meno come si svela il mistero), tra film e adattamenti televisivi c’è chi lo sa addirittura a memoria senza aver letto il libro. Mi dispiace per lui, il libro è da leggere, anzi da "meta leggere" per scoprire, non l’assassino, ma come Agatha (la zia doveva esser abile a fare la maglia!) riesca   a seminare indizi falsi e a nascondere coi suoi sporchi giochi di prestigio quelli veri.

Un’esegesi del testo da consigliare ai sedicenti docenti di scuole di scrittura per giallisti. Stanno aumentando a dismisura: la richiesta è tanta che spesso ad insegnare sono illustri sconosciuti che, sì e no, hanno pubblicato un paio di raccontini in riviste on line.

Destrutturando questa trama si decapita il mito (Poirot o il treno, fate voi!), ma c’è da imparare tantissimo. Come l’autrice comunica, nello sviluppo della storia, gli indizi necessari perché il lettore riesca a giungere alla soluzione e come, poi, fa  anche in modo che questi indizi passino inosservati. Una maestra illusionista delle parole, da   imitare solo in parte!

Un freddo didattico esercizio di stile, che mette a dura prova anche l’impassibilità di Poirot: credo che con questo romanzo il feeling tra la Christie ed Hercule si sia parecchio incrinato. Alla fine, come sempre, quando si chiude il libro e ci si riflette, ci si accorge di come Agatha ci abbia menato per il naso, solo per il gusto di farlo. Ancora una volta, esagerando davvero, ha voluto  giocare coi propri lettori. Agatha porta il lettore a sospettare ora di questo ora di quello; tutti e dodici gli indiziati "possibili" diventano anche assassini certi per poi tornare ad essere solo possibili. Un po’ troppo. Colpi di scena magistralmente “costruiti” e un assassinio che si presenterà perfetto nella tempistica ricostruita, nel libro, al secondo.

Un Poirot che sprizza troppa energia, appare quasi isterico, forse ha sniffato (come Sherlock Holmes?) per superare l’imbarazzo. Metodicamente, ogni volta con pazienza, riesce a mettere insieme i piccoli indizi; le bricioline, per ricostruire tutto l'accaduto mostrandosi, come sempre, impareggiabile. Poteva scoprire l’assassino, almeno 12 ore prima, ma non si sarebbe giunti a Istanbul!

Uno dei peggiori esempi di letteratura gialla. Lo considero, insieme a Dieci piccoli indiani (di cui, detto quello che ho detto in precedenza, ora non intendo parlare), la pietra tombale del giallo classico all’inglese.

 

Assassinio sul treno


Assassinio sul treno (“Murder”, she said …) è un film  di GeorgePollock   con Margtaret Rutherford e Arthur Kennedy.

E’l'esordio di Margaret Rutherford nei panni di Miss Marple. Nella serie si toglierà lo sfizio di improbabili cappellini destando l'interesse, e forse l'invidia, di Elisabetta II.

L'anziana signorina (è lei a definirsi “zitella” qualche scena dopo), miss  Jane Marple, sta facendo ritorno in treno da Londra al suo villaggio. Non viaggia sull'Orient Express, ma su un treno locale (da noi allora detto "accelerato").

Poco prima di assistere all'omicidio!    
 

Nei pressi di una piccola stazione un diretto sorpassa il suo e - attraverso il riquadro del finestrino - la donna scorge un uomo, che strangola una giovane donna. In treno, al controllore, sporge subito denuncia. Giunta al paese, aspetta a casa l’arrivo della polizia. Un ispettore arriva dopo due giorni, ma non le crede. Soltanto il bibliotecario del piccolo centro, suo affezionato e discreto ammiratore, presta fede al suo racconto. I due decidono così di fare luce sulla questione. Travestiti da casellanti, ispezionano un lungo tratto della ferrovia e scoprono una traccia che li conduce alla villa Ackenthorpe. Miss Marple si fa assumere come cameriera. Ha così l’opportunità di conoscere tutti i membri della famiglia: tipi alquanto strani, ognuno dei quali sembra voglia celare qualcosa. Una sera la donna entra in una stalla ed in un sarcofago egiziano trova il cadavere della donna.   Alla fine Miss Marple, con tenacia, coraggio e impavida determinazione, scopre ogni segreto.

Il giallo si snoda agile seguendo le mosse paradossali e sagaci (ma anche i suoi grotteschi abiti che ama cambiare spesso) di Margaret che domina la scena togliendo spazio a tutti, anche al regista (Pollock), che ne sembra annichilito.

Ne faranno insieme altri tre (Il migliore è il secondo: Assassinio al galoppatoio) e la Rutherford, pur non amata da zia Agatha (che la voleva meno dinamica e più amante dei  pettegolezzi), lascerà un segno indelebile su questo simpatico personaggio.

(Parte III - segue)

(Torna indietro alla parte II)


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